Leoni e pecore

Conto fino a cento e, poi, vengo a cercarti – dicesti.

Io aspetto ancora.

So nascondermi bene, lo faccio spesso; sono brava nell’arte di schivare la vita al punto tale che a volte non so se si viva fuori oppure dentro il mio nascondiglio. In quelle circostanze tutto diventa relativo: il tempo scorre lentamente e non so più distinguere la vita dall’attesa. E attendere, si sa, è un po’ come morire.

Quando mi nascondo, riesco a guardarvi meglio e ad ammirare con sincerità la vostra capacità di farcela sempre o farcela a stento, ma comunque farcela. Siete coraggiosi, talvolta inconsapevolmente.

Io, invece, accarezzo con consapevolezza la mia codardia.

– Meglio vivere un giorno da leone che cento da pecora –

Ma se il leone non sapesse di essere tale ed agisse senza la minima coscienza di sé? Se il leone migliorasse una vita – la sua o quella di altri – di cui non conosce che la superficie? Il suo eroismo sarebbe genuino, indubbiamente, ma le fondamenta della sua vita non sarebbero salde quanto quelle di chi sa di essere una pecora e soffre perché costretta a belare.

Sarebbe comunque preferibile vivere un giorno nella fulgida gloria, col volto ottenebrato dall’ignoranza?

I leoni annuiscono, le pecore altrettanto.

– Ma non quelle che sanno – direte.

Ebbene, anche loro, nessuno escluso. Esse, infatti, rinuncerebbero volentieri alla consapevolezza che le contraddistingue, nella speranza che questa privazione comporti il non vedere il limite, ma non vi riescono.

So di essere codarda ed il pensiero è la mia condanna.

Ho sempre avuto paura del buio.

12 risposte a "Leoni e pecore"

  1. Io non sono un leone, e non credo di volerlo diventare.
    Però un pochino invidio le pecore, ma solo quelle inconsapevoli di essere tali.
    Perché è vero, quando ci si accorge della propria condizione, si soffre.

    Comunque il coraggio di ammettere di esser codardi in determinate situazioni, non è cosa da poco. Secondo me. Che mica c’è bisogno d’essere il re della foresta, insomma.

  2. mah. tu sai come fanno i leoni. li hai visti mille volte e ne hai imparato ogni movimento. è solo (e mi ci ritrovo) che l’essere pecore preserva una sorta di doloroso primato.

  3. è un primato inconscio, codficato nell’infanzia in comportamenti apparentemente innocui che poi sono diventati stampo per la forma a venire. m’ero dimenticato di dirlo. la consapevolezza c’entra fin lì.

  4. Io se proprio proprio devo sceglie tra coraggio e codardia animalesca scusa un poco ma mi faccio una settimana da coniglio….finirò pure accanto alle patate nel forno ma in quella settimana sai quante conigliette….

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